Osteria del Gelsomino conserva ancora oggi il suo fascino originale. Archi romani, mattoncini, muri e pareti sono il vero sostegno del palazzetto sovrastante, non abbiamo modificato nulla di quel che esiste, a differenza di altri locali che hanno finte scenografie di Roma Antica. Mattoni e pietre delle nostre pareti sono incollate con la calce e la sabbia gialla del Monte Moro (sabbia dalle caratteristiche ferrose che veniva usata al tempo per impastare la malta), che si trova a cento metri dal nostro ristorante e dove finiva proprio Via del Gelsomino con un cancello che dà su via Aurelia Antica, (oggi Vicolo del Gelsomino). Questo perché Gregorio VII ha letteralmente tagliato Via del Gelsomino, già esistente all’epoca, cancellando decine di numeri civici di abitazioni.
Monte Moro è un’area verde confinante con la meravigliosa Villa Abamelek, una delle ville urbane di Roma, Via della Cava Aurelia, Via Gregorio VII, con Villa Pamphili, Via Piccolomini, Via san Damaso, con Via San Lucio, da dove è possibile osservare l’effetto ottico che del cupolone di San Pietro, all’inizio sembra grande e avvicinandosi diventa più piccolo.
Nell’area verde del Monte Moro è possibile vedere ancora oggi uno degli ultimissimi pascoli di pecore, cavalli e capretti nel Centro di Roma. Alle pendici del monte c’è Piazza Borgoncini Duca e Via della Cava Aurelia, per arrivare poi nella splendida area della Villa dei Russi.
Conosco bene Monte Moro, essendo nato in via della Cava Aurelia nel 1962. Era il nostro posto di avventura, nonostante tutte le raccomandazioni dei nostri genitori di evitarlo perché pericoloso, ma si sà, il desiderio di avventura, di scoprire, di complicità di un gruppo di ragazzi è irrefrenabile quindi eravamo sempre li.
In quel monte c’era di tutto, sorgenti che formavano laghetti e ruscelli pieni di rane, tritoni e pesci, grotte e cunicoli in cui si diceva, ed era vero, si nascondessero i partigiani. Più di qualche volta abbiamo trovato oggetti d’epoca interessanti. Il monte con i suoi segreti per noi era la nostra innocente trasgressione di gioco. In vetta al monte c’era, e c’è ancora oggi, un orto coltivato con ortaggi di ogni genere; il contadino era sempre attento che noi ragazzi non gli prendessimo i frutti per fare una merenda.
Da questo punto più alto del monte è spettacolare il panorama del Cupolone di San Pietro.